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Il cero Pasquale 2020

La Bibbia comincia con un’immagine d’acqua: «In principio lo spirito di Dio aleggiava sulle acque» (Gen 1,1). […] Anche la nostra vita inizia allo stesso modo, come una danza nelle acque del grembo materno e poi di nuovo nelle acque battesimali. L’acqua racconta gli “inizi”, presiede ad ogni nascita. Ma se è madre di vita, è anche sudario di morte. Il fiume porta acqua viva e fecondatrice, il grande mare invece è l’abisso amaro che non disseta l’uomo e non irriga il suolo. Il fiume attraversa vittorioso il deserto, il mare – dice Omero – è il flutto sterile, affine al deserto. Mare e deserto. Immaginate la Terra Santa, la terra promessa: è chiusa tra il mare, l’acqua del Giordano e il deserto. Il mare e il deserto sono entrambi simboli di morte, ma dentro quella terra Dio è inizio più forte della fine. 

(E. Ronchi, “Signore, salvami” Pietro: il dubbio, la paura, la fede, Scuola della Parola, Diocesi di Bergamo, 2013)

Il Battesimo: L’acqua e la luce.

Il cero Pasquale è ciò che ci permette di camminare nella notte, è la certezza che l’esperienza delle tenebre non durerà per sempre, non solo, essa diviene attraversabile, e ci conduce alla luce piena, alla Resurrezione.   

Il tema rappresentato quest’anno sul cero è un tentativo di rendere visibile e percepibile questo movimento, attraverso l’acqua e la luce, recuperando l’esperienza del battesimo nella prassi antica.

Il cero guida
i battezzati all’acqua della
salvezza come la colonna di fuoco
aveva guidato gli israeliti a salvezza
attraverso le acque del mare

Ecce iam ignis columna reslendet,
quae plebem Domini beatae noctis tempore ad salutaria fluenta precedat,
in quibus persecuter mergitur, et Christi populus liberatus emergit.

Le parole qui sopra riportare sono tratte dal Preconio, nel punto in cui anticamente veniva acceso il cero Pasquale. L’acqua contiene in sé un duplice significato, essa è morte e vita: Quest’acqua distrugge una vita e ne suscita un’altra, annega l’uomo vecchio e fa risorgere il nuovo (N. Cabasilas, La vita in Cristo).

L’antinomia morte/vita dell’acqua si esprime nell’ esperienza del battesimo che è immersione totale nell’acqua soffocante della morte, dalla quale si emerge nella gioia di respirare di nuovo, di respirare lo Spirito (O. Clement).

Sul cero abbiamo voluto rievocare l’immersione totale del catecumeno in una vasca profonda d’acqua e la sua riemersione, secondo l’antica prassi battesimale. [1] 
Il blu scuro che sta alla base del cero indica la profondità delle acque. Il movimento generato dalle varie tonalità del blu che gradualmente schiariscono e da alcune pietre in rilievo, è segno che l’immersione e la riemersione battesimale, sta accedendo proprio ora, ci è contemporanea.

Se dunque questo è salvezza, ecco che l’uomo anela a quest’acqua come la cerva, da qui la scelta di inserire un versetto del canto che conclude la catechesi veterotestamentaria della Veglia Pasquale ambrosiana e che nella prassi della Chiesa antica precedeva i riti battesimali. Il canto è Sicut Cervus e il versetto riportato sul cero dice: “Ad Fontem acquarum”.

I padri dicevano che al momento del battesimo di Gesù nel Giordano il fuoco entra nel Giordano, le acque si illuminano e tutte le “proprietà” che erano di Cristo passano al battezzato.

Tutto il cammino Quaresimale è un continuo richiamo al battesimo e alla luce, questo diventa esplicito ancora una volta nel testo del Preconio che canta nella traduzione italiana: E come l’onda fuggente del Giordano fu consacrata dal Signore immerso, ecco, per arcano disegno, l’acqua ci fa nascere a vita nuova (AmMI 1990, 239). Ecco che l’onda, immagine che tiene in sé la potenza dell’acqua e quindi anche la pericolosità della sua natura, diventa invece opera di salvezza, onda salvifica, grazie a Gesù, lui che per primo vi si immerge.

Il battezzato è quindi colui che da morto rinasce alla vita, che si immerge per poi riemergere luminoso, i battezzati venivano chiamati anche Photismoi, gli “illuminati”. Quando uscivano dalla vasca battesimale la loro veste bianca splendeva all’interno della Chiesa. L’ultimo elemento significativo dipinto sul cero è dato dalla presenza dell’oro che con imponenza fuoriesce dall’acqua, ecco la luce che non si spegne, quell’elemento che a partire dal battesimo riveste tutti noi e che anche nella notte più fonda è capace di brillare.


[1] Il discorso sui riti battesimali e i battisteri sarebbe molto più esteso, qui trovate solo alcuni passaggi per parlare del tema, per approfondire consultare: M. Campatelli, il Battesimo, ed. Lipa. 

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