Carissimi giovani,
leggendo le testimonianze di alcuni vostri coetanei è nato in noi il desiderio di condividere qualche riflessione sul valore del tempo, sull’importanza del tempo che ci è donato, su come il tempo sia presente nella narrazione biblica, nei Padri della Chiesa, nei testi di poeti e scrittori.
Srive un giovane: “Questo stop ci fa riflettere su come usare una delle cose più preziose che ogni singolo essere vivente ha dal giorno della sua nascita: il tempo…Sembra sempre che abbiamo tanto tempo, ma la verità è che ne abbiamo veramente poco”.
E un altro: “Ringrazio la quarantena per avermi fatto capire il valore del tempo e sono convinto che quando tutto tornerà alla normalità, rimbomberà nella mia testa il suono delle lancette dell’orologio e sarò in grado di apprezzare ciò che prima mi era stato negato e sfrutterò ogni istante: tic-tac tic-tac”.
Da ultimo: “Il tempo e la noia ci assalgono e i pensieri possono così farsi più profondi, ed indagare nel vero senso delle cose, della nostra vita e del nostro essere”.
Insomma: c’è tempo – ed è un tempo prezioso -, ma ce n’è pochissimo.
Ci torna alla mente quanto scriveva Balthasar: “Il tempo è la miglior trovata di Dio: come rivelazione della sua pazienza (perché c’è sempre di nuovo tempo), e della sua impazienza (perché il tempo è sempre irreversibile).
Allora, intanto che abbiamo tempo, non perdiamo tempo, ma diamoci del tempo per allargare lo sguardo – a volte concentrato su noi stessi – per scrutare il futuro all’orizzonte, per amare il presente, per imparare dal passato: troveremo con stupore la bellezza del nostro “istante” nel grande flusso della storia della salvezza.
Perché “Dio ha avuto tempo per l’uomo” (K. Barth), è entrato nella nostra storia, nell’insieme di quei legami che ci costituiscono, che danno colore alla nostra vita. Una vita che potremmo paragonare ai salmi graduali (120-134) che conducono a Gerusalemme: un cammino, tappa dopo tappa, in cui vi è la possibilità di un compito e di un dono sempre nuovi in vista di una meta: la maturità, la pienezza della nostra vita nella vera comunione.
In questo cammino graduale che vi proietta verso il futuro che desiderate trovate gioie, ma anche difficoltà, prove, ferite, peccati, e tuttavia, come ha ben espresso il Papa, non lasciatevi sfuggire “il forte desiderio di vivere il presente, di sfruttare al massimo le possibilità che questa vita dona. Questo mondo è pieno di bellezza! Come possiamo disprezzare i doni di Dio?”
(Christus vivit, n.144).
Sì, è pieno di bellezza e di doni anche in questo tempo tragico, in questo dolore causato dal coronavirus. Allora, davvero, ci è chiesto di amare il presente, di scoprire la bellezza nascosta di ogni piccolo avvenimento, perché è proprio lì, è proprio ora che Dio mi raggiunge.
Lo aveva intuito Pascal, che nei suoi Pensieri (n.362) scriveva: “Non ci atteniamo mai al tempo presente. Anticipiamo l’avvenire, come se fosse troppo lento a venire, come per affrettare il suo corso, oppure afferriamo il passato come per fermarlo, come se fosse troppo veloce… Ognuno esamini i suoi pensieri: li troverà completamente tesi al passato o all’avvenire. Noi non pensiamo mai al presente, e se ci pensiamo, non lo facciamo che per prenderne la luce per disporre dell’avvenire. In tal modo non viviamo mai, ma speriamo di vivere, e disponendoci ad essere felici, è inevitabile che non lo siamo mai”.
Per ora ci fermiamo qui. Vi lasciamo un po’ di tempo per confrontarvi con questi spunti e segnare domande,approfondimenti, “scoperte”, scrivendo magari su qualche foglio con la prima biro che vi capita…perché c’è tempo!
Già ci sembra di percepire il fruscio della carta come sottofondo alle vostre voci, quando finalmente ci potremo rivedere.
Nel frattempo inizieremo un breve cammino tenendo la Bibbia tra le mani.
Se solo provate a sfogliarla, scoprirete che si apre e si chiude con riferimenti temporali. Saranno dunque la Parola, e alcune parole a dare spessore al nostro tempo.
A presto!