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La pienezza del tempo

Carissimi giovani,

oggi iniziamo mettendoci in ascolto dell’apostolo Paolo che ci dona le coordinate per questa seconda tappa del cammino.

Nella Lettera ai Galati (4,3-5) scrive:
Così anche noi, quando eravamo fanciulli, eravamo schiavi degli elementi del mondo. Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli.

E nella Seconda Lettera ai Corinzi (6,2b):
Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!

Nei mesi scorsi abbiamo parlato tanto di tempo “sospeso”, “vuoto”, “silente”, anche di “noia”, ma Paolo ci apre un’altra prospettiva: dobbiamo allargare lo sguardo, approfondire la nostra fede.
Solo così potremo parlare della “pienezza del tempo”, perché il tempo è “pieno” della pienezza di Gesù, del suo esserci, del suo farsi vicino, prossimo… e, se crediamo questo, anche il nostro tempo, anche il nostro “istante”, verrà trasformato dalla Sua presenza.
Ora, nella pienezza del tempo, Cristo mi raggiunge, mi si fa incontro, posso sperimentare così la gioia profonda che nasce quando scopro che la mia vita appartiene a Qualcuno, a un Dio che ha del pathos dentro di sé, a un Dio che è dono, che si dona, che compie un esodo verso di me, che muore e risorge per me. Una morte per amore!

C’è una bellissima scultura del XII secolo, il Crocifisso sorridente, conservato nell’abbazia di Lérin che ci offre una splendida sintesi del mistero pasquale, di questa morte per la vita.
Gesù è sulla croce, con gli occhi chiusi, il triangolo trinitario è disegnato sulla fronte a indicare la sua divinità. È sulla croce, ha subito l’abbandono e vive il dolore, ma sorride, pieno di pace. Sembra voler abbracciare il nostro sguardo pensoso e rassicurarci che il suo amore ci ha aperto la soglia dell’eternità beata.

Potremmo meravigliarci e pensare: è sulla croce, come può sorridere? Come può avere il volto pervaso dalla pace?

Potrebbe sembrarci più “vero” quel Crocifisso dipinto da Matthias Grunewald verso il 1515 dove ogni bellezza armonica è distrutta e Dio porta i tratti della più grande sofferenza umana.
Ma anche qui potremmo scoraggiarci e domandarci: ma credo davvero in un Dio così? Come affidarmi a Lui?

Eppure proprio qui vediamo come Dio sia dono e recuperiamo la sua bellezza nel dono che fa della sua vita al Padre e a ciascuno di noi: è la bellezza nuova, è la verità di Gesù che ama sino alla fine, sino ad entrare nella storia dell’uomo e rendere “pieno”, autentico, vivo il nostro tempo, perché è storia della salvezza, è storia non più immersa nelle tenebre, è storia “luminosa”.

“Io sono la luce del mondo: chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” dice Gesù nel Vangelo di Giovanni (8,12). È la luce sfolgorante del mattino di Pasqua! Donandosi, vivendo in sé il “dolore” e il “sorriso”, Gesù risplende…e per noi si apre un cammino di comunione con Lui e con i fratelli. Un cammino che conoscerà la fatica di un “esodo” da noi, ma anche il “sorriso” della vera condivisione.

Affidiamo alla poesia l’ultima parola, una parola umana che “legge” la Parola, se ne lascia illuminare e penetra nel profondo del nostro cuore donando scintille di luce, riverberi di verità, silenzi eloquenti, contemplazione del Mistero.

Fa piaga nel Tuo cuore
la somma del dolore
che va spargendo sulla terra l’uomo;
il tuo cuore è la sede appassionata
dell’amore non vano.
Cristo, pensoso palpito,
astro incarnato nell’umane tenebre,
fratello che t’immoli
perennemente per riedificare
umanamente l’uomo,
Santo, Santo che soffri…

                (da G. Ungaretti, Mio fiume anche tu )

Oh! Rasserena questi figli,
Fa’ che l’uomo torni a sentire
che, uomo, fino a te salisti
per l’infinita sofferenza
Sii la misura, sii il mistero.
Purificante amore,
fa’ ancora che sia scala di riscatto
la carne ingannatrice.
Vorrei di nuovo udirti dire
che in te finalmente annullate
le anime s’uniranno
e lassù formeranno,
eterna umanità,
il tuo sonno felice.

                           (da G. Ungaretti, La preghiera)