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Benedicite lumen et tenebrae Domino

Carissimi amici, forse, mentre eravate alle prese con pennelli e tavolozza per dipingere la vostra storia, una sera c’è stato un black-out e tutto è scomparso … meglio, è rimasto nascosto a suggerire che anche i colori più belli lottano contro qualcosa che li nasconde … ma così volle Dio, meglio così Dio creò il tempo. Sì, perché la luce fu accanto alle tenebre e così nacque lo scorrere dei giorni, ci fu il tempo, il tempo misurabile, narrabile, ordinabile e capace di ordinare proprio per questo alternarsi di luce e tenebre, di colori e di nero.

Ma torniamo alla tavolozza diventata oscura nella notte, all’alternarsi nella nostra vita di momenti in cui splende la bellezza e benediciamo Dio perché “è cosa buona” ad altri in cui scompare o rimane annebbiato il senso, l’orizzonte, il domani. Perché sì, Dio, implicitamente, ha creato la notte ed anche quella, infine, è cosa buona. Quel separare – Dio separò la luce dalle tenebre (Gen 1, 4),che è il verbo della creazione, è un invito anche per noi, anche noi chiamati a separare per comprendere la bellezza, per far nostra la vita … chiamati a separare o a discernere che poi (etimologicamente) è la stessa cosa.

Nel Vangelo di Giovanni Gesù ripetutamente ribadisce la distinzione tra giorno e notte, Lui è la luce e noi possiamo operare e camminare solo nel giorno, finché la luce non ci viene tolta. È dunque notte quando Giuda esce dal cenacolo (13, 30), ma anche era ancora buio quando il giorno della risurrezione Maria di Magdala andò: al sepolcro e non trovò il corpo e non poté comprendere (cfr. 20, 1); è appena l’alba sulla riva del lago di Tiberiade dove il Risorto attende i discepoli al termine di una nottata di pesca infruttuosa e non è riconosciuto (cfr. 21, 4). E noi in quale ora del giorno siamo? Se infatti il giorno della risurrezione già splende, non sempre è facile riconoscerlo e può facilmente accadere che dove ad alcuni appaiono tenebre per altri splenda la luce. Così già avvenne agli egiziani nella notte della Pasqua ebraica: Su di loro si stendeva una notte profonda, immagine della tenebra che li avrebbe avvolti; ma essi erano a se stessi più gravosi delle tenebre. Per i tuoi santi invece c’era una luce grandissima (Sap 17, 20 – 18, 1).

Dunque noi in quale ora del giorno siamo? Sarebbe facile dire che se con noi è il Signore è giorno, altrimenti è notte. Tante volte infatti il Signore è con noi e noi non lo riconosciamo perché non lo cerchiamo o è là dove non ce lo aspettiamo o dove non vogliamo guardare. E poi anche per Gesù è stata la notte e profondamente oscura ed in pieno giorno … a mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio (Mt 27, 45) … Dio quindi non solo creò la notte, ma anche la abitò, la riempì di sé così che le tenebre non sono più come quelle primordiali quando la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso (Gen 1, 2): allora le tenebre nascondevano il vuoto. Ora la notte può essere piena di attesa perché conosce il giorno, perché è visitata dal Signore. Ancora c’è lotta tra luce e tenebre, una lotta dagli esiti incerti, non si afferma ancora un vincitore: la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta (Gv 1, 5). È dunque forse il tempo del dialogo tra luce e notte, del loro avvicendarsi. E desta stupore che la Scrittura le metta insieme là dove invita tutto l’esistente a benedire il Signore: benedite luce e tenebre il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli (Dan 3, 71). Forse la luce non può benedire il Signore senza le tenebre perché Dio è benedetto nella sua misericordia, nel suo amore che è per sempre [cfr. Sal 117(118), 1] e questo è il tempo della misericordia in cui imparare a non scartare niente di noi stessi, della nostra storia, di quanti abbiamo accanto, del mondo; non scartare niente ma nell’attesa tutto offrire al Signore, al suo amore che continuamente crea e ricrea. Questo è il tempo in cui attraversare ogni tenebra con la luce dell’amore di Dio, con la fede – a volte cieca – nella Sua presenza, con la speranza che attende l’aurora perché dall’alto sorge per noi un Sole … e questo è il tempo della misericordia in cui vivere nella luce conoscendo e attraversando le tenebre incontrate da ogni fratello perché solo insieme si può benedire il Signore attendendo il giorno eterno.