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Immaginando pensieri di Marta sorella di Lazzaro mentre serve la cena pasquale

“Pater gratias tibi ago” “Ti rendo grazie Padre” così al sepolcro di mio fratello. Così in questa cena mentre offre ai suoi il pane come fosse il suo corpo ed il vino come fosse il suo sangue. Ma che male mi avevano fatto quelle parole davanti al sepolcro chiuso, chiuso per nascondere la putredine della morte. Come ringraziare davanti alla morte? Era stato un attimo, un attimo infinito; poi la morte, attraverso quel grazie, era diventata vita.

Ed ora ancora un rendimento di grazie a chi qui sembrerebbe assente, un rendimento di grazie forse per dire chi porta la vita intorno a quel pane spezzato e a quel calice condiviso. Non è tutto qui, non è tutto secondo quanto pare al mio sguardo, altra è la sorgente della vita intorno a questo banchetto pasquale così amaro.

E poi uscì con i discepoli come al sepolcro aveva gridato “esci fuori!”; uscire, il verbo della vita e del distacco. Per vivere bisogna uscire dal grembo materno e staccarsene ancora ad ogni ora perché la vita ed il suo compimento è sempre un passo avanti a noi. Anche questa comunità esce verso una vita nuova, una comunione fino alla fine ed oltre?

E anche noi in questa Pasqua 2020 possiamo rendere grazie, possiamo uscire?