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La notte spira una luce nuova

Praesepe iam fulget tuum,
luménque nox spirat novum,
quod nulla nox interpolet,
fideque iugi luceat.

Riluce il povero presepe
E la notte spira una luce nuova:
nessuna tenebra la contamini,
ma la rischiari perenne la fede.

(S. Ambrogio, inno per il Natale del Signore)

Carissimi amici,

in un tempo così buio, con una guerra che non accenna a finire e con tutte le conseguenze disastrose che essa porta con sé, sembra strano – quasi stonato – festeggiare il Natale. Le parole di Ambrogio, però, ci possono donare una luce diversa. È la notte che spira una luce nuova. Quella notte in cui ci troviamo, quelle difficoltà che stiamo vivendo, quel buio e quella paura in cui brancoliamo. Nel pieno delle tenebre il Signore viene a salvarci. Questo è il mistero del Natale. La Luce, che è il Signore Gesù, quel principe della Pace cantato dai profeti, ha assunto in sé la notte, l’oscurità, e l’ha resa luce. Il Signore che viene è la nostra Pace e la nostra Luce ed è per questo che possiamo, anzi dobbiamo festeggiare il Natale. Festeggiare vuol dire, appunto, fare festa, rendere grazie, prendere parte alla gioia di tutti i santi in cielo e sulla terra per la nascita del nostro Salvatore. Fa parte della festa certamente riunirsi, pranzare insieme e scambiarsi dei doni, ma, soprattutto, festa è condividere quel dono che ognuno di noi è per l’altro. Festeggiare il Natale vuol dire mantenere viva la speranza, accogliere il Signore Gesù che ama farsi presente nell’ospite, nel fratello e nello straniero. Festeggiare il Natale vuol dire mantenere viva la memoria di tutte quelle volte in cui la nostra notte ha spirato una luce nuova. E per tutto ciò dire grazie. Grazie per le parole scambiate, per le mani tese, per i silenzi rispettati.

Anche noi, come tutti, abbiamo tanti grazie da dire. Lungo l’anno che sta per volgere al suo termine abbiamo potuto scorgere, nella quotidianità di tutti i giorni, qualche spiraglio di questa luce nuova e vorremmo farne un breve racconto.

L’anno si è aperto con uno scambio di doni organizzato per il giorno dell’Epifania. Ogni sorella aveva preparato un regalo e l’aveva messo nel “cesto dei doni”. Poi i regali sono stati numerati, ognuna ne ha pescato uno e, facendo attenzione a non rovinare la carta (per carità!), lo ha scartato. A rendere speciale questo momento è stata non solo la spontaneità e lo stupore, ma anche la cura che ognuna di noi ha messo nel preparare quel regalo. Secondo i propri  talenti e le proprie doti qualcuna ha ricamato dei biglietti, altre hanno dipinto cartoncini e candele, qualcuna ha decorato dei quaderni, c’è chi ha scolpito qualcosa in legno e così via. Un gesto semplice, ma ricco di quell’affetto e di quella cura che mantiene viva la comunità.

Altri due bellissimi momenti per cui rendere grazie sono stati gli incontri di Maggio e di Ottobre con i giovani. Sembrano perfette le parole del Papa nell’esortazione apostolica Christus vivit: Il cuore di ogni giovane deve essere considerato terra sacra, portatore di semi di vita divina e davanti al quale dobbiamo toglierci i sandali per poterci avvicinare e approfondire il Mistero. È davvero un mistero il giovane, e potersi avvicinare a lui è un privilegio, è un dono grande ed è anche una grande responsabilità.

Sempre nel mese di Maggio, abbiamo ospitato nel nostro Centro di spiritualità le giovani in formazione dei monasteri della diocesi. L’iniziativa si è realizzata dopo un lungo tempo di confronto tra le madri maestre dei monasteri, desiderose di offrire alle sorelle in formazione un’opportunità di conoscenza reciproca e di scambio di esperienze. È stato un tempo breve, ma intenso che ha permesso alle ragazze non soltanto di incontrarsi, ma più profondamente di raccontarsi. Raccontare la propria storia inevitabilmente chiede di donare un pezzetto importante di sé, è mettere la propria vita nelle mani di altri e questo non può che generare un legame profondo. Il momento finale è stato un giro veloce nel nostro giardino, apprezzato soprattutto dalle sorelle che vivono in monasteri cittadini, senza la possibilità di godere degli ampi spazi e della splendida veduta che a noi è donata quotidianamente.

Abbiamo così iniziato timidamente, con grande prudenza a riaprire il Centro di spiritualità per alcuni momenti di liturgia e per alcuni giorni di ritiro. Dopo tanti mesi abbiamo avuto la gioia di rivedere i sacerdoti e le persone amiche e di pregare insieme nella Chiesa della Trasfigurazione.

E sono successe tante altre cose a cui guardare con stupore lungo questo anno!

 Il 25 giugno, per esempio, abbiamo festeggiato il 50° anniversario di professione della nostra Madre, con lei abbiamo fatto memoria della nostra vocazione monastica ricevuta in dono da Dio e dalla Chiesa. Quanta gratitudine e gioia! Ma in quella celebrazione abbiamo anche festeggiato il 99° compleanno della sua cara mamma Maria. È stata una giornata di grande festa: non capitano tutti i giorni ricorrenze del genere. Vedere poi in chiesa tutti i nipotini con la loro bisnonna è stato riconoscere la tenerezza di Dio per i suoi figli.

Quest’estate, nonostante la siccità contro cui abbiamo dovuto combattere per salvare le nostre coltivazioni, il Signore non ci ha fatto mancare i doni della terra. È stato un anno di frutta: un ciliegio (e non solo lui) che tutti davamo per spacciato ci ha offerto frutti con incredibile generosità, si faceva fatica a raccoglierli tutti! Ciliegie, prugne, albicocche… è stato un anno di frutta e di conseguenza… un anno di marmellate. Le nostre giovani in particolare si sono appassionate sempre di più al dono della terra e si sono lanciate con entusiasmo, oltre che nella realizzazione delle marmellate, anche nella preparazione di infusi, tisane e misto armoni, coltivati rigorosamente nel nostro orto e irrigati grazie all’acqua piovana che possiamo raccogliere nelle cisterne antiche ancora in uso.

La possibilità di partecipare alla liturgia che si svolge in Santuario ci ha consentito anche quest’anno di celebrare il Triduo Pasquale con la Parrocchia e i fedeli che amano frequentare la chiesa di Santa Maria.

Non vorremmo tralasciare la gratitudine che dobbiamo alla Chiesa che non ci ha fatto mancare il suo sostegno attraverso le parole illuminanti e incoraggianti di Papa Francesco e del nostro Arcivescovo Mario.

Alla fine di Agosto l’Arcivescovo stesso ci ha illustrato il contenuto della proposta pastorale di quest’anno, permettendoci così di sentire a viva voce tutta la sua sollecitudine di pastore.

Di Papa Francesco abbiamo particolarmente apprezzato le catechesi sul tempo della vecchiaia, tenute durante l’udienza del Mercoledì e lette da noi puntualmente durante la cena del Giovedì seguente. Le parole del Papa, così piene di sapienza e di affetto per questa particolare età della vita, sono state per noi di conforto anche nel quotidiano, e non sempre facile, impegno di cura delle nostre sorelle più anziane. Sono loro, in questo momento, a determinare il passo della nostra quotidianità e, se apparentemente sembrano rallentarlo, in realtà ci aiutano tutti i giorni a edificare la nostra comunità secondo lo stile di Gesù che mette i piccoli al centro.

Inoltre quest’anno la partenza per il cielo di alcuni nostri cari parenti, amici, volontari ha rinnovato in noi la speranza della vita senza fine e la riconoscenza per il bene che ci hanno voluto e fatto.

Abbiamo vissuto l’ormai consueta conferenza del 6 dicembre, vigilia della solennità di sant’Ambrogio, fatta in presenza e on-line, dopo l’interruzione dovuta alla pandemia.

Infine celebreremo insieme al nostro caro amico don Agostino il 50° anniversario della sua ordinazione. Un dato sorprendente ci lega: don Agostino ha celebrato la sua prima messa la vigilia di Natale di cinquant’anni fa, proprio qui da noi e, dopo tutto questo tempo, siamo ancora qui, uniti nella gioia e grati di questa amicizia.

In tutta la nostra casa fervono i preparativi per l’allestimento dei presepi, con i quali assicuriamo in ogni luogo la memoria della nascita tra noi del Salvatore nell’umiltà della nostra carne.

Ecco carissimi amici,

anche noi vi auguriamo buon Natale.  Vi auguriamo di festeggiare con letizia e con gratitudine per tutti i doni ricevuti. E vi auguriamo di vivere questo giorno, come ogni giorno dell’anno, con la certezza che il Signore, venendo, ha preso tutte le nostre notti e in sé le ha rese luci. Che la paura non abiti il vostro cuore, ma la fede nel Dio che salva sia la vostra e la nostra Luce.